
Concetto
Gocce di Olos
Olos è alla radice di olismo
L’olismo ci insegna che l’essere umano non è la semplice somma delle sue parti, ma un sistema integrato in cui ogni elemento influenza e dialoga con gli altri. Un disagio fisico può avere origini emotive o mentali, così come tensioni interiori possono manifestarsi nel corpo sotto forma di rigidità, infiammazioni o blocchi energetici.
Per questo motivo, un approccio olistico non si limita a trattare il sintomo, ma cerca di comprenderne l’origine più profonda, agendo su diversi livelli.
Si esce così dalla logica lineare del semplice rapporto causa-effetto: i processi diventano interattivi, con cause che si intrecciano e si influenzano a vicenda. È un cammino che porta verso una dimensione di ascolto, consapevolezza e coscienza,
fino a toccare l’origine stessa del disagio.
Tuttavia, per prendersi cura dell’essere umano, occorre sempre partire da un punto, da una sua “goccia”.
Nel mio approccio, la progressione inizia dal corpo fisico: osservando la sua struttura e individuando i blocchi fisicamente radicati nei tessuti, che possono manifestarsi sotto forma di sclerosi, fibrosi o altre restrizioni. Una volta sciolti questi blocchi, si può procedere verso livelli più sottili, integrando gli aspetti emozionali, energetici e mentali.
Gocce di Olos si sviluppa così in modo graduale, goccia dopo goccia.
Non diamo consigli, non offriamo ricette e non diciamo come devi vivere la tua vita.
Il nostro intento è diverso: vogliamo offrirti la possibilità di ritrovare il tuo equilibrio, di funzionare nuovamente in modo autonomo e di metterti nelle condizioni di compiere, tu stesso, le tue scelte di vita.
È uno spazio di accompagnamento in cui, liberando i blocchi del corpo ed elaborando la sofferenza, puoi riscoprire un nuovo grado di libertà: quella di scegliere consapevolmente e responsabilmente il tuo cammino.
Un percorso senza pregiudizi, volto a recuperare il libero arbitrio e la libertà di esprimerti pienamente attraverso il corpo, le emozioni e la mente.
Questo è possibile perché il silenzio nella cura diventa uno spazio di ascolto profondo un luogo in cui le parole cedono il passo alla presenza e alla consapevolezza. È un ponte tra praticante e persona, che permette di accogliere emozioni, sensazioni e memorie senza giudizio.
Attila Rizzello


